Ricambi 3D Print per viaggiare nello spazio
Le tecnologie di stampa 3D hanno trovato largo spazio nel settore aerospace, dove è necessaria un’attività di ricerca continua di nuovi materiali e metodologie. Nello spazio l’assenza di gravità rende difficile l’esecuzione delle azioni più semplici. Secondo la NASA l’additive manufacturing nei prossimi anni rivoluzionerà i viaggi spaziali, grazie ai ricambi 3D Print, permettendo agli astronauti di compiere missioni esplorative prolungate nel tempo senza richiedere un appoggio continuo dalla Terra.
I vantaggi del 3D Print e della prototipazione rapida sono ben noti dalle aziende del settore aerospaziale, dove materiali come ULTEM vengono utilizzati per la costruzione di razzi spaziali sostituendo parti in alluminio con una conseguente riduzione del peso. Il prossimo obiettivo ora diventa quello di lanciare in orbita all’interno delle navicelle delle stampanti 3D in grado di operare in ambienti a zero gravità. Il primo esperimento è stato effettuato a settembre dello scorso anno, quando una stampante non più grande di un microonde ha raggiunto lo spazio ed è stata utilizzata per la realizzazioni di parti test come prototipi di accessori e ricambi 3D Print, oltre alla stampa di file inviati via mail dalla Terra. La possibilità nel futuro di poter avere a bordo di ogni navicella spaziale un dispositivo 3D in grado di creare parti finali e componenti in qualsiasi momento, risolverebbe il problema dei limiti di peso e spazio imposti dalle dimensioni delle astronavi.
Sulla base di queste visioni innovative, NASA e America Makes (Istituto nazionale per l’additive manufacturing) hanno indotto un concorso per la progettazione e la successiva costruzione di un habitat 3D print per quattro astronauti da impiegare in una futura missione esplorativa, con un riconoscimento al vincitore di circa 2.25 milioni di dollari. La competizione sarà suddivisa in più fasi ed inizierà con lo sviluppo del concept architettonico scegliendo una delle tecnologie di additive manufacturing. I migliori 30 partecipanti dovranno poi definire i materiali da utilizzare privilegiando la combinazione di materie prime con compositi riciclati, e successivamente procedere con la realizzazione 3D in scala reale dell’habitat progettato. Questo nuovo impiego della stampa 3D potrà essere sfruttato nei prossimi anni per permettere agli astronauti di costruire a bordo delle navicelle dei rifugi in cui vivere durante la permanenza in altri pianeti, oltre ai ricambi 3D print in caso di necessità.
Da sempre attiva nel settore aerospace, l’azienda Spring, mette a disposizione dei propri clienti un’ampia gamma di materiali che permettono di sfruttare al meglio le potenzialità offerte dalla tecnologia FDM (Fused Deposition Modeling). Il mercato aerospaziale molto spesso richiede la realizzazione di prototipi, pre-serie e parti finali di grandi dimensioni, e questo è reso possibile dalla presenza nel parco macchine di tre dispositivi Fortus 900 in grado di produrre pezzi monolitici di 900x600x900 mm. La possibilità di stampare ricambi 3D Print e componenti in materiali innovativi come ULTEM permette un risparmio rilevante in termini di tempo e costo rispetto ai metodi tradizionali.